Il progetto di questi due romanzi nasce circa tre anni fa. Le autrici hanno deciso di imbastire delle storie indipendenti ma che, allo stesso tempo, si intrecciassero l'una nel romanzo dell'altra.
Il progetto di questi due romanzi nasce circa tre anni fa. Le autrici hanno deciso di imbastire delle storie indipendenti ma che, allo stesso tempo, si intrecciassero l'una nel romanzo dell'altra.
Presenti il Sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone, e l'assessore alla cultura Maria Gattuso, il sindaco di Travagliato (città di provenienza dell'autrice Moira Gatta) Renato Pasinetti, e il Sindaco di Cittanova (città di provenienza dell'autrice Katja Piscioneri) Francesco Cosentino. Luigi Longo, direttore di Approdo Calabria, ha dato inizio alla manifestazione.
I due moderatori, d'eccezionale bravura e figli delle autrici, Rocco Maiolo e Nicol Tanghetti hanno dialogato con le loro madri con professionalità e spigliatezza accompagnandole in questo percorso con orgoglio e affetto.
Le due autrici hanno spiegato le motivazioni che le hanno spinte a scegliere proprio Scilla come ambientazione ai due romanzi (romance di riscatto e crescita) e come si siano abilmente districate nella gestione della distanza durante la stesura. Ne hanno altresì spiegato gli intrecci, perché i due romanzi, pur essendo indipendenti, hanno una peculiarità: le due storie si mescolano. I protagonisti di "Tu la mia Itaca", infatti, diventano personaggi di contorno in "Ti ho trovato nel silenzio" e viceversa.
Il pubblico è stato molto presente partecipando alla discussione attivamente con domande interessanti che hanno dato vita a una serie di battute fra le due autrici amiche da parecchi anni.
Alla fine, Moira Gatta e Piscioneri Katja hanno espresso la loro gratitudine per il successo dell'evento rinnovando il loro invito per la presentazione del 9 ottobre che, questa volta, avrà luogo a Travagliato in provincia di Brescia.
“Non sono i luoghi a cambiare ma è l’occhio con cui li osservi a mutare e quando ciò accade vuol dire una cosa soltanto: a cambiare sei stato tu.” Stesso il mare, stesse le montagne, stesso il cielo, ma l’animo era diverso. Trasformato. Ogni pietra di quel posto narrava una vicenda, ogni anfratto stupiva con un racconto perduto nel tempo, ed io volevo che raccontasse anche la mia storia, fatta di fughe e ritorni, di caos e pace. Ero arrivata lì quando un posto avrebbe valso l’altro per scoprire che Itaca non era un luogo ma uno stato d’animo. Lì mi ero persa e ritrovata, lì ero rinata. Ero giunta cenere e mi ero trasformata in fiamma.-Ne avvertii la presenza come un soffio di vento dietro la nuca. Indecisa se far finta di nulla, aspirai una boccata di fumo osservando la luna alta sopra le montagne. La ragione mi diceva di rientrare e fingere di non averlo notato, ma qualcosa mi spinse a provocarlo.
«È preoccupato per la mia pelle anche adesso? Crede che anche la luna di marzo possa bruciarmi?» domandai senza voltarmi a guardarlo. La sua risata profonda non tardò a giungere.
«Se la disturbo vado via» si offrì.
«Il locale è suo, e quando mi sentirò disturbata dalla sua presenza, sarò io a rientrare, ma certo non prima di aver finito questa» dissi sollevando la sigaretta che avevo tra le dita. Mi voltai con le spalle alla ringhiera e gettai fuori una boccata di fumo che salì lentamente fino a lui.
Nico era un’ombra appoggiata mollemente alla ringhiera, ne distinguevo la sagoma illuminata dalla luna e dalla luce alle sue spalle, ma non potevo coglierne i tratti. Si appoggiò con il mento sugli avambracci e mi osservò o, per lo meno, così mi parve.
«Come mai sveglia a quest’ora?» chiese.
«Soffro d’insonnia, e lei come mai?» ricambiai, curiosità per curiosità.
«Dormo poco anch’io e mi piace stare qui a godermi il silenzio» si rialzò e inspirando profondamente parve osservare il panorama.
«Bene, la lascio al suo silenzio. Buonanotte» lo salutai cogliendo al volo l’occasione per interrompere quella conversazione: mi stava coinvolgendo più del necessario.
«Aspetta!» esclamò passando al tu; alzai la testa e lo guardai mentre cercava di sporgersi pendendo con tutto il busto fuori dalla ringhiera. I capelli gli ricaddero in avanti coprendogli il viso. «Scenda giù, le offrirò qualcosa da bere che la farà dormire sicuramente» tornò a rivolgersi a me dandomi del lei, con quella che avrebbe voluto essere una gentile richiesta, ma che alle mie orecchie risuonò più come un ordine.
«Non mi pare il caso, è tardi. Dovrei cambiarmi, sono in pigiama e…»
«E sono solo scuse. Scenda così, con il cappotto» e davanti al mio silenzio titubante, perseverò nella sua opera di convincimento. «Su, non si faccia pregare» insistette.
Mi trovai davvero in una situazione difficile, combattuta fra la voglia di scendere e la consapevolezza che sarebbe stato più prudente non farlo. Lui capì il mio stato d’animo e lo sentii ridere.
«Ci vediamo di sotto» disse intuendo di aver abbattuto le mie reticenze e sparì lasciandomi lì, con lo stomaco annodato dall’ansia.
Breve estratto di "Tu, la mia Itaca".
Si mise al timone e accese il motore mentre ammiravo la sicurezza con cui manovrava la barca. Mi sedetti accanto a lui su quella che ribattezzai “panchina” e mi concessi un po’ di relax.
«Andremo a Stromboli, poi verso Tropea e
torneremo indietro. Che te ne pare?» mi domandò con gli occhi puntati sul mare.
Annuii distrattamente, non mi interessava un
accidente della destinazione, avremmo anche potuto girare in tondo per quanto
mi riguardava: il panorama lo avevo davanti agli occhi, in piedi, alto, fiero,
i capelli mossi dal vento, bello da togliere il fiato. Avevo perso la battaglia
con me stessa, desideravo Nico più di qualsiasi altra cosa.
Lo trovi su Amazon e Kobo Giulia è stanca e sempre più sconvolta dagli incubi ricorrenti che popolano le sue notti, al punto da convincersi ...