sabato 15 agosto 2020

Estratto inedito da "la mia Itaca" WORK IN PROGRESS", su Amazon dal I° febbraio.

Non avevo mai osato nemmeno pensare di percorrere la rampa di scale che portava alla sua stanza e, lentamente, con il cuore in gola, come se di sopra si nascondesse l’antro di un mostro, salii i gradini. Giunta al piano superiore, mi trovai subito davanti a una porta, dopo un piccolo disimpegno. Quel piano, evidentemente, era tutto suo.

Mi fermai dietro la porta, dove mi giungeva attutita la musica che proveniva dall’interno: riconobbi I refuse dei Five Finger Death Punch. Alzai il braccio per bussare e ne mimai il gesto e, per ben due volte non osai, ma quando, al terzo tentativo, udii il suono delle mie nocche che sbattevano contro l’uscio, mi spaventai. Ormai era fatta.

La porta si schiuse appena e la musica mi investì assieme al profumo di Nico, un misto di bagnoschiuma e dopobarba che mi stordì. La sua sorpresa nel vedermi lì, non fu neanche lontanamente paragonabile alla mia. Con i capelli bagnati e gocciolanti, e un asciugamano avvolto intorno ai fianchi, mi fece quasi venire un infarto; aprì di più la porta, trattenendola dalla maniglia e si appoggiò con la spalla allo stipite. Quando si soffiò via il ciuffo per spostarselo dagli occhi, io persi contatto con la realtà. Il suo respiro, che sapeva di menta, e il suo profumo mi avvolsero in una malia sensuale.

Mi scordai il motivo per cui ero andata a cercarlo, e credo dimenticai chi fossi e come si respirasse.


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