Spronò il cavallo
e, mentre si avvicinava, il battito cadenzato delle mani, e poi il canto, cominciarono
a scemare.
Non volendo interrompere il loro divertimento e, soprattutto, non volendo interrompere quello di Magdalene, che era totalmente immersa in quello che per lei doveva essere un grande spasso più che un lavoro, Alexander si portò l’indice alla bocca indicando a tutti di non rivelare la propria presenza alla Contessa, e fece segno di continuare. Smontò da cavallo e, avvicinandosi agli altri uomini, cominciò a battere le mani fissando Magdalene che cantava, ignara della sua presenza. Il vestito contadino che lei indossava, la faceva apparire come tale, e la genuina gioia che traspariva dal suo volto, lo bloccò al punto che si ritrovò a fissarla come inebetito. Dio, quanto amava quella donna e quanto era stato stupido a privarsene!
Magdalene era
il ritratto della sensualità più genuina: con i capelli legati in una crocchia stretta,
da cui molte ciocche erano sfuggite, la blusa bianca scollata, che non celava le
sue forme, anzi le accentuava, soprattutto visto che sotto non portava il busto,
e la gonna rossa, il cui orlo era appuntato alla cintura, che lasciava vedere le
sottovesti corte e le gambe meravigliosamente tornite, era lo spettacolo più seducente
che Alexander avesse mai visto. Ingoiando a vuoto, capì che avrebbe portato Magdalene
via da lì anche contro la sua volontà. La voleva disperatamente; si accorse di avere
il respiro corto come se avesse corso a perdifiato.
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